NELLA CAMERA DI VANDA (NO QUARTO DA VANDA) |
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di Pedro Costa, con Vanda Duarte, Zita Duarte, Lena Duarte, António Semedo Moreno
(Portogallo, 2000)
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Il regista Pedro Costa |
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Dopo OSSOS (1977), ancora alle porte di Lisbona, nel quartiere del sottoproletariato la drogata vende l'insalata nei vicoli, mentre tutto attorno si demoliscono le case fatiscenti. La demolizione materiale, i calcinacci come parallelo ad una esistenza che va a pezzi. Praticamente in tempo reale, la situazione è distillata, restituita allo spettatore con grande verità nella sua ripetitività quotidiana. Le espressioni, i visi, i profili affiorano dall'oscurità, lambiti dalla pietà fioca di una luce. Documento, finzione? Nei tempi dilatati, nell'atmosfera ovviamente deprimente, lo spaccato di vita è impressionante; quasi che la morte incombente non riuscisse a spegnere quei bagliori di vita, fiochi, ma resistenti, come le candele che forano costantemente l'oscurità. Difficile, impossibile nel fondo di quei gironi infernali distinguere il documento dalla finzione, ciò che è stato registrato giorno dopo giorno da ciò che è stato suggerito. Ma ciò che conta è il risultato; ogni dettaglio che si fa simbolico, terribilmente significante. Magnificata dalla discrezione e dai tempi della video leggera, la verità sconvolgente del film non deve nulla al caso. La luce è splendida come quella di Tarkovsky, le tinte ricordano Sokurov, la qualità di molte inquadrature - vicine all'universo di Zurbaran o di Murillo - rende ogni immagine testimonianza eterna e pietosa della condizione umana.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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